In questi giorni imperversa sulla stampa locale un prolusione di notizie circa presunte irregolarità che avrebbero caratterizzato l’operato della Provincia nell’espletamento delle procedure di mobilità svolte nello scorso esercizio e che avrebbero visto favorito qualche concorrente a scapito di altri.

Non è compito della struttura burocratica dell’Ente controdedurre alle polemiche di natura politica che compaiono sulla stampa, tuttavia in circostanze come quelle sopra richiamate ciò che viene messo in dubbio non è il comportamento più o meno corretto degli amministratori, bensì la qualità e la correttezza dell’operato degli uffici e tutto ciò non può esimere la struttura dal fornire puntuali spiegazioni e motivazioni sul suo operato, a tutela dell’onorabilità di quanti vi operano.

In qualità di Segretario Generale ritengo, quindi, quanto mai opportuno fornire al Consigliere Di Ruscio tutte le spiegazioni di cui può aver bisogno, spiegazioni che ben volentieri gli avrei fornito solo che me le avesse richieste direttamente, evitando di utilizzare l’argomento per screditare a mezzo stampa l’operato dell’Ente e dei suoi uffici.

È a tutti i Consiglieri noto che la Provincia di Fermo ha una situazione di particolare penuria di organico legata alle vicende del trasferimento del personale dalla Provincia di Ascoli Piceno. Per far fronte a tale situazione, nel 2010, ha approvato un programma delle assunzioni che prevedeva la copertura di alcuni posti tramite mobilità esterna da altri Enti e altri mediante l’espletamento di alcuni concorsi pubblici.

Quanto alla correttezza procedurale, voglio far presente al Consigliere Di Ruscio che questo Ente ha avuto l’accortezza di dotarsi di un proprio regolamento per disciplinare la mobilità, ove ha fissato criteri che privilegiano la professionalità dei candidati alla mobilità, ripartendo il punteggio disponibile, pari a 100, in 60 punti da assegnarsi alle prove e 40 da assegnarsi al curriculum dei candidati.

Il Bando di selezione delle domande di mobilità ha poi affidato alla commissione il compito di articolare ulteriormente tali criteri di valutazione e le diverse commissioni che hanno selezionato i candidati per i diversi posti disponibili hanno operato secondo criteri di massima correttezza ed omogeneità, sempre tenendo presente l’esigenza di disporre di nuovi dipendenti che avessero maturato una adeguata esperienza professionale, capaci di rispondere sin da subito alle esigenze di funzionalità degli uffici a cui erano destinati. Ecco il perché dei tanti punti assegnati al curriculum rispetto alle prove.

Le commissioni, quindi, nel definire i criteri di valutazione dei curricula dei candidati, ovviamente antecedentemente all’esame degli stessi curricula ed all’espletamento delle prove, hanno privilegiato gli aspetti formativi derivanti dall’esperienza professionale maturata “sul campo”, dovendo destinare i candidati a ricoprire posti di responsabilità senza poterli “accompagnare” in un percorso di formazione che sarebbe invece stato necessario ove la scelta fosse caduta su giovani candidati con modesta esperienza lavorativa, anche se di elevato “cursus studiorum”. La stessa scelta delle mobilità esterna al posto dei concorsi pubblici rispondeva a questa identica motivazione.

Sempre per lo stesso motivo nell’ambito dei 40 punti assegnati al curriculum, ben 30 sono stati assegnati all’anzianità di servizio poiché si è voluto ancora una volta privilegiare l’esperienza professionale maturata rispetto ad altri titoli di studio.

Voglio poi ricordare al Consigliere Di Ruscio che l’esame delle domande e l’ammissione dei candidati non è stata fatta dalla commissione esaminatrice, bensì da altri uffici, mentre la commissione ha prefissato i criteri di attribuzione dei punteggi senza aver avuto alcuna conoscenza dei curricula dei candidati ammessi.

Allora, invece di apprezzare la trasparenza dimostrata dall’Ente nello scegliere di procedere attraverso un bando pubblico ed attraverso un procedimento di selezione vero e proprio, a differenza di quanto accade in tantissimi Enti ove la mobilità viene gestita ancora con procedure dirette ed autonome nelle quali la scelta è priva di qualsiasi criterio di comparazione predeterminato, ci si premura, per mere finalità di polemica politica, di gettare fango sul lavoro di tanti dipendenti coinvolti a vario titolo nella procedura, come fossero una “associazione a delinquere” piuttosto che funzionari al servizio della Nazione.

La verità è un’altra: quando la politica deve polemizzare con la struttura amministrativa invece che con i propri avversari di pari rango vuol dire che è una politica che ha poco da raccontare, non riconosce i propri interlocutori e, soprattutto, sbaglia i propri obiettivi e sconfessa le proprie funzioni.

 

Il Segretario Generale della Provincia di Fermo

Piergiuseppe Mariotti