In data odierna il Presidente Fabrizio Cesetti ha depositato al Consiglio delle Autonomie Locali della Regione Marche un atto - che verrà discusso in una delle prossime sedute - affinché lo stesso CAL chieda fin da adesso alla Regione, qualora sia approvato dal Parlamento il Disegno di Legge A.C. 1542 (cd. “Delrio”), di promuovere la questione di legittimità dinanzi alla Corte Costituzionale per la dichiarazione dell’illegittimità costituzionale di tutte le disposizioni riguardanti gli organi delle Province e che ne disciplinano l’elezione per violazione degli articoli 1-5-114-117-118-119 della Costituzione e consentire, così, il rinnovo democratico degli organi elettivi delle Province nel turno elettorale amministrativo previsto per la primavera 2014.

“Dopo l’approvazione unitaria lo scorso 14 novembre dell’Ordine del Giorno da parte del Consiglio provinciale di Fermo - afferma Cesetti - è necessario che si pronunci il Consiglio delle Autonomie Locali (dove sono presenti tutti i Presidenti delle Province marchigiane ed i Sindaci) e, all’esito, la stessa Regione. Tale pronunciamento del Cal, a questo punto, è indispensabile affinché i suoi singoli componenti si assumano, attraverso il voto, la responsabilità di rendere manifesta la propria posizione. Ritengo, infatti, che non sia più tollerabile assistere passivamente agli spregiudicati, immotivati e demagogici annunci da parte di soggetti che utilizzano la questione Province come uno scalpo, da esibire ad un’opinione pubblica giustamente indignata e disorientata dinanzi ai gravi problemi del Paese”.

REGIONE MARCHE - CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI

Il Consiglio delle Autonomie Locali,

VISTO l’art. 114, commi 1° e 2° della Costituzione il quale prevede che “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione” e stabilisce la pari ordinazione degli enti, la loro uniformità anche sotto il profilo della rappresentanza democratica e pone tutti i soggetti istituzionali sullo stesso piano secondo il principio dell’equiordinazione;

VISTO il Disegno di Legge ordinario, cd. “Delrio” recante “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (A.C. 1542), approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta n. 16 del 26 luglio 2013 e presentato il 20 agosto 2013, in relazione al quale il Governo ha chiesto, ed ottenuto, la procedura d’urgenza ex art. 69 del Regolamento della Camera dei Deputati, tanto che il provvedimento, già all’esame della 1° Commissione Affari Costituzionali, è stato calendarizzato per l’esame dell’Aula;

RITENUTO che detto Disegno di legge ha, tra l’altro, come obiettivi: quello dello “svuotamento” delle Province in attesa della cancellazione delle stesse dalla Costituzione che, secondo gli intendimenti del Governo, dovrebbe avvenire con l’approvazione del DDL costituzionale “Abolizione delle Province” (A.C. 1543), e quello dell’eliminazione dell’elezione diretta del Presidente della Provincia e del Consiglio Provinciale mediante l’adozione di un sistema elettorale di secondo grado;           

RITENUTO che il provvedimento, nel suo impianto di fondo, appare non coerente con le disposizioni di cui agli articoli 1, 5, 114, 117, 118 e 119 della Costituzione ed è in contrasto con le indicazioni europee, in particolare con la recente raccomandazione all’Italia del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa del 19/3/2013;

RITENUTO che il provvedimento è in palese contrasto con i principi di democrazia e autonomia sanciti dalla Costituzione che configura le Province come Istituzioni costitutive della Repubblica, enti esponenziali delle loro comunità territoriali i cui organi devono essere eletti dal popolo;

RITENUTO che la Costituzione vigente assicura alle Province precise prerogative costituzionali che non possono essere messe in discussione attraverso leggi ordinarie e la pretesa di anticipare con legge ordinaria gli effetti di una riforma costituzionale, che richiede tempi e procedure assai complesse, stravolge le più elementari regole del diritto costituzionale;

CONSIDERATO che un consistente numero di professori ordinari di materie giuspubblicistiche ha inviato alle Commissioni Affari Costituzionali del Parlamento e a tutti i gruppi parlamentari un appello, sottoscritto lo scorso 11 ottobre, che richiama le forze politiche ad affrontare la riforma del sistema delle autonomie locali in modo coerente e senza strappi, senza operazioni di pura immagine, destinate a produrre danni profondi e duraturi sull’efficacia, sull’efficienza e sulla tenuta democratica del nostro sistema autonomistico sottolineando, in particolare, sulle Province, che ogni ipotesi di soppressione o decostituzionalizzazione appare contraddittoria e in contrasto con i principi autonomistici stabiliti nella Costituzione e nella Carta europea delle autonomie locali;

CONSIDERATO che il cambiamento dell’architettura istituzionale della Repubblica può avvenire solo a seguito di una modifica costituzionale e non è possibile con legge ordinaria sopprimere le funzioni di area vasta delle Province e attribuirle a Regioni e Comuni, né trasformare gli organi di governo da direttamente a indirettamente elettivi, né rivedere con una legge generale gli ambiti territoriali di tutte le Province;

CONSIDERATO che spetta alle Regioni ed ai Comuni di ciascuna Regione scegliere come organizzare l’amministrazione di area vasta, e non deve consentirsi alla burocrazia ministeriale di decidere in via generale e astratta, dal centro, come i territori devono essere amministrati;

RITENUTO che il modello organizzativo delle Marche, che prevede la delega da parte della Regione alle Province di gran parte delle funzioni gestionali ed operative, è un modello di democrazia ed efficienza e costituisce una valida ipotesi di riforma applicabile all’intero territorio nazionale;

RITENUTO che le funzioni che riguardano l’erogazione di servizi, il coordinamento e la pianificazione di area vasta non possono essere svolte su scala territoriale comunale o di piccole aggregazioni di Comuni, e neppure da un soggetto di legislazione e programmazione, e molto spesso di grandi dimensioni, come la Regione;

CONSIDERATO, inoltre, che il trasferimento delle funzioni e delle risorse oggi gestite dalle Province, pari a circa 11 miliardi di Euro (fonte: banca dati Siope), avrebbe un forte impatto sui bilanci e sull’organizzazione delle Regioni e dei Comuni, già oggi gravati dalle difficili condizioni di sostenibilità dei loro obiettivi in termini di Patto di stabilità interno;

CONSIDERATO, altresì, che da una ricerca del Censis è emersa l’esigenza diffusa di mantenere e rafforzare un governo di area vasta unitario e coerente, oggi rappresentato dalle Province, assolutamente non limitabile ai territori delle sole Province destinate a tramutarsi in città metropolitane;

RILEVATO che la soppressione delle Province comporterebbe un aumento della spesa pubblica, secondo quanto espressamente dichiarato dalla Corte dei Conti in sede di audizione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera avvenuta lo scorso 6 novembre;

CONSIDERATO, infine, che le Province auspicano un percorso aperto e condiviso di confronto con il Governo ed il Parlamento per una riforma di tutto l’assetto istituzionale del nostro Paese, ma ritengono inaccettabile l’eventuale approvazione di un provvedimento che viene ritenuto - da molti e da più parti - incostituzionale, disarticolato, confuso, foriero di nuovi inevitabili conflitti istituzionali, che di sicuro non resisterà al giudizio della Corte Costituzionale;

RITENUTO CHE

- la Regione è legittimata a promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge o dell’atto avente forza di legge ex art. 127, comma 2° Cost., per la dichiarazione di illegittimità costituzionale delle disposizioni legislative che ledono la sua sfera di competenza;

- la Regione è legittimata a proporre l’impugnativa non solo per la lesione diretta subita dalle norme contestate, ma anche per la lesione delle prerogative costituzionali delle Province: più volte si è pronunciata la Corte Costituzionale nel senso di ammettere censure relative a compressione di sfere di attribuzione provinciale o degli altri enti locali istituiti dall’art. 114 della Cost., da cui derivi una compressione dei poteri delle Regioni;

- non può essere revocato in dubbio che sussisterebbe tale vizio nella fattispecie di che trattasi qualora il DDL Delrio venisse approvato in Parlamento;

VISTO che la Legge Regionale 10/04/2007 n. 4, all’art. 11, comma 7, statuisce che “Il Consiglio delle autonomie locali può segnalare al Presidente della Giunta regionale eventuali lesioni dell’autonomia locale da parte di leggi e provvedimenti statali, anche ai fini della promozione di questioni di legittimità o di conflitti di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale, nel rispetto di quanto stabilito dall’art. 134 della Costituzione”;

tanto premesso,

CHIEDE

ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 11, comma 7, Legge Regionale 10/04/2007 n. 4, che il Presidente della Giunta Regionale delle Marche, qualora sia approvato dal Parlamento il DDL A.C. 1542 (cd. “Delrio”), promuova la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte Costituzionale per la dichiarazione, previa sospensiva dell’esecuzione, dell’illegittimità costituzionale delle disposizioni del citato DDL A.C. 1542 che riguardano gli organi delle Province e ne disciplinano l’elezione per violazione degli articoli 1, 5, 114, 117, 118 e 119 della Costituzione e così consentire il rinnovo democratico degli organi elettivi delle Province nel turno elettorale amministrativo della primavera 2014.

Fermo-Ancona, li 18 Novembre 2013

Il Presidente della Provincia di Fermo - Fabrizio Cesetti