Al Premio Volponi sarà Lorenzo Pavolini il protagonista della serata di giovedì 25 novembre. A partire dalle ore 21 presso la Sala Multimediale di Fermo, lo scrittore finalista al Premio Strega presenterà il libro “Accanto alla tigre” (Fandango, 2010), affiancato da Sergio Bugiardini dell’ISML di Fermo.
Pavoliniè nato a Roma nel 1964. Redattore della rivista Nuovi Argomenti, ha pubblicato i romanzi Senza rivoluzione (Giunti 1997 – Premio Grinzane Cavour esordiente) ed Essere pronto (PeQuod, 2005). Alcuni suoi racconti sono apparsi su giornali, siti, riviste e antologie. Ha curato e tradotto diversi volumi tra cui: Italville – New Italian Writing (Exile Edition, 2005), antologia di giovani autori italiani tradotti in inglese, e l’edizione integrale de Le interviste impossibili (Donzelli, 2006), raccolta degli ottantadue testi dell’omonimo programma radiofonico, trasmesso su Radio Rai dal 1974 al 1975.
“Accanto alla tigre” è un libro spietato sulla memoria. Un romanzo che scava nel dolore e nella Storia e ci restituisce il ritratto di un nero protagonista del nostro passato.
È un normale giorno di scuola per il dodicenne Lorenzo, il tema dell’ora di storia è la fine della II Guerra Mondiale. Sul manuale ci sono le immagini che scandiscono i momenti salienti, tra cui la riproduzione di un giornale dell’epoca che annuncia la fine di Benito Mussolini. Accanto a questa immagine c’è una foto con una didascalia, sono i cadaveri di Mussolini, Claretta Petacci e alcuni gerarchi in Piazzale Loreto appesi a testa in giù. Tra loro c’è un uomo a torso nudo su la cui pensilina è scritto Alessandro Pavolini. In quel preciso istante Lorenzo conosce e vede per la prima volta in vita sua il nonno Alessandro. Per tutta la sua infanzia i genitori gli avevano raccontato che il nonno era stato un aviere ed era morto in guerra. Lorenzo in un qualunque giorno di scuola scopre la verità: è il nipote del più spietato e crudele ministro del Fascismo, colui che costituì le sanguinose Brigate Nere e si rese autore di alcune delle più efferate azioni contro partigiani e semplici civili, il Goebbels italiano che ancora oggi viene celebrato da nostalgici come l’unico fascista vero.
Lorenzo Pavolini più di trent’anni dopo quell’evento traumatico ricostruisce una storia fatta di reticenze, conflitti, e timori riguardo il rapporto tra lui, la famiglia e l’eredità pesante di quel cognome. Un romanzo di memorie e passione che attraversa l’Italia di questi anni dove ancora la notte giovani mani scrivono sui muri la scritta “Pavolini Eroe” e le frasi celebri del Ministro nero sono gli slogan di nuovi inquietanti estremismi.
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