Il Premio “Paolo Volponi – letteratura e impegno civile”, giunto alla settima edizione, assegnato nel tempo a narratori del calibro di Marcello Fois, Mario Desiati, Eraldo Affinati, e lo scorso anno all’attore-narratore Ascanio Celestini, vive quest’anno una fase di rilancio.
Anche grazie al forte sostegno in primis dell’Assessorato alla cultura della Provincia di Fermo, quello della Regione Marche e della Fondazione Carifermo, del Gal del Fermano, la Camera di Commercio e ai Comuni di Fermo, Monte Urano, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, della CGIL nazionale attraverso la sua casa editrice Ediesse, e la Editcoop - “Rassegna sindacale”, oltre alla Coop Adriatica, punta a una identità e riconoscibilità della manifestazione ancora più forti, legati indissolubilmente alla figura dello scrittore urbinate molto legato al Fermano, quanto mai attuale nella cultura italiana contemporanea. A cominciare da un programma contestuale ricco di incontri, proiezioni, mostre, con la conduzione della serata finale affidata alla giornalista Giovanna Zucconi.
La giuria tecnica, composta dagli scrittori Enrico Capodaglio e Angelo Ferracuti, e da quest’anno allargata anche ad Emanuele Zinato, docente di Letteratura italiana presso le Università di Padova e Lille, curatore presso Einaudi dello opere di Paolo Volponi, e Massimo Raffaeli critico del Manifesto e di TTL La Stampa, che di recente si è occupato della riedizione de “Le mosche del capitale”, ha designato la terzina dei romanzi vincitori dell’edizione 2010:
“Riportando tutto a casa” (Einaudi) di Nicola Lagioia
“Il valore dei giorni” (Feltrinelli) di Sebastiano Nata
“Quando verrai” (Minimum fax) di Laura Pugno.
Il premio, sostenuto nel tempo che da diverse associazioni locali come il Circolo di confusione, il Gal del fermano, le associazioni Altritalia, Periferie, La Luna, Altidona Belvedere, Istituto per la storia del movimento di liberazione, Centro studi "Osvaldo Licini", da quest’anno allargherà anche la sua giuria popolare, che può ormai contare un centinaio di presenze tra lettori forti e studenti medi e dell’EUF residenti nel territorio provinciale, oltre ad un nucleo di soci della Coop Adriatica.
E’ già attiva anche una collaborazione con il Comune di Urbino e Montefeltro sviluppo parco letterario Volponi, con l’intenzione di dotare il Premio di una programmazione regionale che possa creare un ponte virtuoso tra le due città marchigiane, anche attraverso il cartellone “Volponi per un anno”, con iniziative culturali in tutta la regione incentrate sulla lettura e la riflessione sulla società italiana.
Queste le motivazioni della Giuria tecnica:
Nicola Lagioia, Riportando tutto a casa, Einaudi 2009
Al suo terzo libro, Nicola Lagioia, barese di trentasette anni, scrive un’opera al passato prossimo che mira tuttavia al presente. E’ la storia di alcuni adolescenti (l’epicentro è Bari, anni ottanta), anzi è il memoriale di un adulto cui preme ritrovarne le singole parabole e coglierne ora per allora l’eventuale divergenza, il tratteggio rimosso, le cancellature, i vuoti che soltanto l’oblìo è capace di colmare. Dunque quello di Lagioia è lo sguardo di chi oggi ha quarant’anni e fissa senza alcuna nostalgia (a nervi tesi, con la necessaria durezza) il decorso di un Bildungsroman che ha cadenza obbligata prima nello slancio a esistere poi nel relativo disincanto e nei suoi molteplici effetti di deriva. Costruita al plurale, in una partitura polifonica, l’opera procede per blocchi sintattici e snodi improvvisi senza nulla concedere agli automatismi della letteratura di genere e cioè al romanzo generazionale, o cosiddetto. Colpisce, semmai, la capacità di connettere sempre narrazione e riflessione, perciò di intendere la forma-romanzo come discorso plurimo e costrutto squisitamente intellettuale, sfidando un senso comune che la vorrebbe sempre vincolata, viceversa, allo sviluppo rettilineo di una singola vicenda. Perciò non è improprio (al di là degli indizi linguistici e stilistici) evocare il nome di Volponi a proposito di uno scrittore che, se ancora molto giovane, sa proporre un testo di effettivo rilievo e suggerire, finalmente, un’idea “massimalista” della letteratura.
Sebastiano Nata, Il valore dei giorni, Feltrinelli
Se ne “Il valore dei giorni” l’intenzione era anche quella di umanizzare l’uomo grigio del management per disumanizzarne il sistema, l’operazione è perfettamente riuscita. Anche se questa volta Nata fa un affondo diverso. Contrariamente ai suoi altri libri, dove l’autobiografico protagonista comunque viveva la doppia condizione di fascino e miseria, qui lo strappo esistenziale avviene come un tradimento. L’inetto camaleontico che ha sempre navigato a vista e galleggiato in azienda, durante una riunione scopre i nervi scoperti della sua umanità e si ribella a una nuova cannibalesca ristrutturazione. Pensando ai tagli di teste gli viene in mente una cosa agghiacciante: “le leggi razziali, l’esame effettuato dai medici nazisti all’ingresso dei campi di concentramento per stabilire chi era abile al lavoro e chi no.” Con questo nuovo romanzo, dove i valori umani, quelli veri, prendono a cazzotti quelli numerici e spietati del profitto, Sebastiano Nata riesce con rara capacità, e con una scrittura abilmente misurata, senza sbalzi e volazzi, stilisticamente esatta, a raccontare questi nostri anni bui dove il danaro e le merci fanno il destino di ogni vita. E dove “non ci sono più personaggi perché nessuno agisce come tale, nessuno ha un proprio copione. L’unico personaggio, è banale dirlo, è il potere”, come scrisse Paolo Volponi.
Laura Pugno, Quando verrai, Minimum fax, 2009
Quando verraiè una favola allegorica: una narrazione coraggiosa, per la forza geometrica dello stile e per la capacità di penetrazione sociale, incentrata su minuti dettagli. Eva, la ragazzina protagonista, come suggerisce il suo nome è l’ essere nuovo che abita l’anno zero. Il suo corpo, coperto di macchie, è la sua sola inconsapevole bussola che la guida d’istinto in un mondo fatto di stracci, sacchetti di plastica e fazzoletti sporchi, disposti lungo un infinito guard-rail. Morantiano “cucciolo di scarto”, si differenzia dagli altri suoi coetanei per le chiazze sulla pelle e per la chiaroveggenza: le basta toccare un umano per avere la visione dell’istante in cui questi morirà. Il suo transito in un mondo devastato, come nel Pianeta irritabile di Volponi, si svolge verso una meta: una consapevolezza istintiva e animale della nostra verità e di quella del mondo, recuperabile, tra crudeltà e smemoratezza imperanti. Laura Pugno trapianta nel romanzo la sua perizia di poeta e scolpisce in tal modo una scrittura narrativa inesorabile, lapidaria e ritmata. Quando verrai grazie al rasoio della corporalità infrange senza indulgenza lo schermo della derealizzazione e ci ricorda come dentro ogni corpo mortale sia custodita la carica cognitiva che svela il cosmo sociale dell’animale uomo.