Pubblichiamo l’Ordine del Giorno sulla crisi occupazionale che ha colpito i dipendenti Indesit, presentato dai Presidenti Cesetti e Celani, condiviso dai Consigli provinciali di Fermo ed Ascoli Piceno riuniti in seduta aperta e congiunta presso l’Auditorium Luzi di Comunanza.

Oggetto: ORDINE DEL GIORNO SULLA CRISI OCCUPAZIONALE INDESIT

I CONSIGLI PROVINCIALI DELLE PROVINCE DI ASCOLI PICENO E FERMO RIUNITI A COMUNANZA IL GIORNO 9 luglio 2013 IN SEDUTA CONGIUNTA E APERTA

Premesso

Lo scorso 4 giugno la Direzione della Indesit Company con un secco comunicato stampa ha presentato un piano industriale di riorganizzazione delle attività produttive del Gruppo, che prevede il potenziamento e l’ampliamento di quelle realizzate in paesi low coast” - Polonia e Turchia - e la riduzione di quelle italiane. Tale piano, che complessivamente prevede 1.425 esuberi, dispone il ridimensionamento dello stabilimento di Comunanza e la chiusura degli impianti produttivi di Melano e di Teverola (CE). Melano in particolare rappresenta per l’intera azienda il simbolo della storia del complesso industriale, delle migliaia di lavoratori che si sono avvicendati: è la storia di un intero territorio che ha visto prima nascere, poi crescere e sviluppare le proprie potenzialità produttive, contribuendo a determinare la fortuna della proprietà e la crescita della comunità.

Lo stabilimento Indesit di Comunanza, per quanto concerne i territori delle Province di Ascoli Piceno e di Fermo, e l’intero Gruppo Indesit della famiglia Merloni per decenni hanno segnato positivamente lo sviluppo economico di decine e decine di comunità locali, contribuendo a sostenere il reddito e la coesione di centinaia di famiglie che, diversamente, soprattutto, nelle zone più interne, avrebbero subito conseguenze sociali devastanti.

Una siffatta presenza industriale ha contribuito, almeno a partire dagli anni ’60, a creare dal nulla dei veri e propri distretti industriali, promuovendo la formazione di migliaia di professionalità e dando un forte impulso alla nascita e al consolidamento di una miriade di piccole imprese dell’indotto manifatturiero.

Nel 2004 lo stabilimento di Melano, nel quale avveniva la produzione del “freddo”, fu premiato quale migliore degli otto stabilimenti in Italia, sia per il numero di pezzi prodotti (oltre 3.000 pezzi al giorno) che per il livello di qualità raggiunto. Agli inizi del 2005, nonostante gli eccezionali risultati di pochi mesi prima, la produzione del “freddo” fu spostata in Polonia e lo stabilimento fu riconvertito alla produzione di forni e piani di cottura; i lavoratori furono distribuiti tra l’unità produttiva di Melano e quella di Albacina, penalizzando oltre 400 lavoratori interinali che da anni lavoravano nei due stabilimenti. L’azienda comunicò la creazione a Fabriano di un “polo europeo della cottura in Europa”.

Tra il 2006 e il 2009 è stata delocalizzata la produzione di 3 stabilimenti italiani, arrivando, nel 2010, ad approvare il “Piano Italia” con la chiusura degli stabilimenti di Refrontolo (TV), None (TO) e Brembate (BG). In questo modo si è concentrata la produzione italiana negli stabilimenti del centro e del sud, sacrificando oltre 1.100 posti di lavoro, alcuni dei quali sono stati ricollocati ed altri usufruiscono tuttora di ammortizzatori sociali.

La politica seguita negli anni denota il progressivo disimpegno industriale della Indesit in questo territorio ed in Italia, culminato nel piano industriale comunicato il 4 giugno u.s. del quale nessun organo istituzionale era stato preventivamente portato a conoscenza, colpendo come un sisma di enormi proporzioni un territorio già gravemente ferito e ponendo a rischio anche le piccole imprese che lavorano nell’indotto. La fase economica e le caratteristiche del territorio aggravano il processo di desertificazione industriale.

E’ indispensabile, quindi, che l’Azienda resti sui territori dai quali per lunghissimo tempo ha tratto linfa vitale e per i quali ha costituito uno dei principali punti di riferimento, unitamente alla famiglia Merloni, non solo dal punto di vista produttivo ed occupazionale, ma anche da quello sociale e culturale.

CONDIVISO

il “documento unitario”, redatto in data 15 giugno 2013 in occasione dell’”incontro dei Sindaci, dei Presidenti delle Province di Ascoli Piceno e di Fermo, OO.SS. Provinciali e RSU dello stabilimento di Comunanza, in merito alla crisi occupazionale della Indesit Company”, da intendersi qui integralmente riportato e trascritto,

il documento “Impegno per il lavoro” sottoscritto in data 24 giugno 2013, presso la Sala Consiliare del Comune di Fabriano, anche dal Presidente della Provincia di Ascoli Piceno e dal Presidente della Provincia di Fermo con le RSU dei lavoratori degli stabilimenti Indesit di Melano, Albacina e Comunanza, nonché dalle Segreterie di FIM, FIOM e UILM Marche, da intendersi qui integralmente riportato e trascritto.

Tanto premesso e condiviso

I CONSIGLI PROVINCIALI DELLE PROVINCE DI ASCOLI PICENO E DI FERMO

Ricordando la frase di Aristide Merloni: “In ogni iniziativa industriale non c’è valore del successo economico se non c’è anche l’impegno nel progresso sociale”, un imprenditore che Enzo Biagi, in occasione del centenario della sua nascita, paragonò a Enzo Ferrari ed Enrico Mattei: “Uomini che

hanno avuto la forza di credere in quello che facevano, rimanendo attaccati alla loro terra”.

STIGMATIZZANO

in maniera forte, sia nei metodi che nel merito, il comportamento manifestato dai vertici aziendali che non hanno minimamente tenuto nel dovuto conto le legittime aspettative di un tessuto sociale sano e

produttivo, quello stesso tessuto che con l’impegno di tre generazioni di lavoratori locali ha consentito all’ Azienda di assumere le proporzioni e la redditività attuali, divenendo una delle multinazionali leader mondiali del settore degli elettrodomestici.

CONSIDERANO

inaccettabile il piano aziendale, oggetto dello scarno comunicato stampa del 4 giugno.2013, che sconfessa i valori tramandati dallo storico capostipite Aristide Merloni.

ESPRIMONO

il più forte dissenso alla politica aziendale della Indesit Company S.p.A. e la piena ed incondizionata solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie.

VISTI

i principi inseriti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nella Costituzione italiana dove viene dettata chiaramente una scala gerarchica dei valori: prima i diritti fondamentali e inviolabili presenti negli articoli 2, 3 e 4 in cui si legge che “E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” E ancora che: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.” Negli articoli 41 e 42 questi valori vengono rafforzati mettendo dei limiti alla libertà dell'iniziativa economica privata che “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” e infatti “la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”, e alla proprietà privata che deve avere una funzione sociale.

Anche l’Europa si è espressa attraverso il codice di condotta delle imprese europee: “L'Unione Europea considera importante il ruolo che le imprese possono svolgere per lo sviluppo economico

globale, ma sottolinea che nessuna impresa dovrebbe fare profitti da vantaggi competitivi che risultino dal mancato rispetto dei diritti del lavoro e dei requisiti ambientali e sociali”.

RITENGONO

necessaria la realizzazione di un nuovo piano industriale della Indesit in grado di garantire un adeguato livello di investimenti in nuovi prodotti e nei processi produttivi e il mantenimento delle produzioni e dei livelli occupazionali, che rappresentano oggi le priorità per le lavoratrici ed i lavoratori e per tutte le comunità locali rappresentate dai Sindaci e dai Presidenti di Provincia, anche per la salvaguardia del loro tessuto economico e sociale.

Inoltre, facendo proprie le istanze dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali

IMPEGNANO

 i rispettivi Presidenti e le rispettive Giunte provinciali ed invitano i Parlamentari ed i Consiglieri della Regione Marche, per quanto di rispettiva competenza,

  1. a sostenere ogni iniziativa di lotta promossa dalle Organizzazioni Sindacali locali e dalle RSU degli stabilimenti Indesit;

2) ad adoperarsi per utilizzare tutti i canali istituzionali e politici per contrastare il piano, con l’obiettivo di portare il Gruppo Indesit e la famiglia Merloni:

- a rivedere i propri progetti industriali;

- a ritrovare in sé il loro essere una grande azienda italiana, che all’Italia deve le sue origini ed il suo successo;

- a modificare le proprie scelte industriali, continuando ad investire nel nostro territorio per il futuro dell’industria marchigiana e per un lavoro stabile, qualificato e radicato nel territorio.