Alla presenza del Presidente della Provincia di Fermo Fabrizio Cesetti, degli Assessori provinciali Giuseppe Buondonno e Guglielmo Massucci, del Sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio, è stata inaugurata nella mattinata di venerdì 4 giugno l'opera "Sintesi" di Ciro Maddaluno, preside dell’Istituto Statale d'Arte "Umberto Preziotti".
Quella che segue è la presentazione del Prof. Nunzio Giustozzi.
"È un vero piacere per me presentare la nuova opera che Ciro Maddaluno regala al suo pubblico in uno spazio aperto, dinanzi alla sede dell'Istituto Statale d'Arte "Umberto Preziotti" in via Marsala a Fermo, luogo votato a diventare una piazza per l'arte visto che vi saranno realizzati a breve una accogliente cavea per performances e installazioni e un wall drawing, il dipinto murale che, secondo il progetto donato alla scuola dal noto designer Marcello Morandini, animerà una grande parete cieca della sede con esiti illusionistici di geometria cromatica.
Tutti possiamo ammirare di Maddaluno a Porto San Giorgio il monumento a Ulisse e Nausicaa, una vera e propria azione nel paesaggio urbano. Questa scultura si pone nel medesimo percorso poetico attraverso il quale la geometria non è più solo costruzione ma anche invenzione. Nel disco rotante di Porto San Giorgio, posto proprio in un filo diretto che sembra legare idealmente la città dove il Maestro abita al "suo" Istituto d'Arte, erano atterrate forme apparentemente semplici, eppure studiatissime, che richiamavano l'ordine della Natura: l'apertura delle linee rompe lì la rigidità della materia preziosa, la pietra di Brač, che unisce le due sponde del mar Adriatico che da qui pure si scorge, in una situazione più morbida, in un leggero, nitido equilibrio.
Nel monumento che oggi sveliamo, dal titolo emblematico di Sintesi, l'artista punta ancora a ridefinire il valore del linguaggio figurativo, partendo dai suoi fondamenti basilari, espressivi, lessicali: minimali. La sua rappresentazione del mondo è dunque una sintesi di forme essenziali per ritornare al "grado zero" dell'arte, in strutture prive di connotazioni ridondanti, protagoniste in uno spazio proprio, tridimensionale. Le linee curve, le rette si incontrano, si uniscono, si spezzano tradendo le forze che le animano, invisibili perché immanenti alla materia stessa, talvolta sfuggenti nel ricercato contrappunto, nel ritrovato contrapposto. Partendo dall'assunto che ogni corpo, compreso l'essere umano, è soggetto all'energia che lo circonda, egli ha concepito l'opera come elemento partecipe di una certa situazione contingente e transeunte, di cui rivela i principi costitutivi. Anche qui, su questa verde collina, Maddaluno ha misurato il luogo del progetto, definendo un confine-limite con l'osservatore, individuando punti fermi nello spazio, pesi e misure per cogliere l'attimo eterno della percezione della forma archetipica e al contempo forse anche un momento estemporaneo nella continua trasformazione delle cose.
Una sorta di vitalismo pare infatti animare questa geometria che eccita la materia al punto che, quasi organicamente, in potenza, essa potrebbe dibattersi fino al precipizio di un'opera aperta, votata all'incompiutezza, posta sul ciglio della voragine oltre la sua apparente stabilità. Eppure sembra un alieno amichevole, il cézanniano endoplasma di un nudo sdraiato per attrarre la curiosità degli studenti e di quanti, come già accade nel Monumento a Sergio Endrigo in una piazza di Pola in Istria, vorranno essere partecipi del fenomeno provocato dal nostro demiurgo."
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