Dall'inizio dell'anno quasi ogni giorno la cronaca parla di episodi di violenza sulle donne. Oltre 100 donne hanno perso la vita, nella maggior parte dei casi per mano degli stessi uomini che dicevano di amarle.Come se si potesse coniugare il verbo amare al singolare, senza rispetto per l'amata. Un familiare, un partner o un ex che hanno confuso l'amore con il possesso.

Gli stessi dati presentati in una conferenza stampa dal Centro provinciale Antiviolenza, in occasione della giornata del 25 novembre, mostrano come sia cresciuto negli anni il ricorso a questo punto di aiuto per le donne vittime di violenza.

Alla radice di questi episodi c'è ancora un groviglio di eredità culturali, o meglio anticulturali, che toccano un modo arcaico ed impari di concepire i rapporti tra uomini e donne: un modo che sembra resistere alla civiltà che fa progressi.

I giovani maschi che oggi si armano, maltrattano, aggrediscono perchè non accettano un rifiuto, nulla sanno dei "delitti a causa di onore" contemplati dal Codice Penale sino al 1981, che attenuavano la pena per chi uccideva credendo di salvare l'onore proprio o della famiglia. Non erano nati o quasi, eppure agiscono come se quell'idea distorta di onore, evidentemente respirata vivendo, li legittimasse ancora.

Al contempo le giovanissime vittime, figlie di un tempo in cui il ruolo sociale della donna è certamente cresciuto, non avevano ragione di porsi il problema di leggi arcaiche che hanno attraversato gli anni '70, '80 e '90 nel nostro Paese, leggi cassate da altre più eque e rispettose della pari dignità. Purtroppo, quel codice troppo spesso sopravvive a se stesso nella mentalità in cui le persone vivono immerse.

Ecco che diviene importantissimo il dialogo e il lavoro svolto dalle istituzioni in stretta sinergia con la scuola, quest'ultima luogo deputato a costruire prima che i futuri studenti, i cittadini del domani. Le istituzioni e la scuola devono lavorare assieme per sradicare nelle nuove generazioni la cultura prevaricatoria, creando spazio invece ad un discorso del rispetto dei comportamenti tra uomini e donne, della parità tra maschile e femminile. Ma la cosa più importante e' insegnare ai giovani come controllare le emozioni: quando si trovano in conflitto con altri, molto spesso non sanno ne mediare, ne negoziare, ne raggiungere compromessi.

Parlarne attraverso iniziative che vedano il coinvolgimento delle scuole superiori, come quella organizzata dalla Commissione provinciale per le Pari Opportunita per venerdì 30 novembre alle ore 10.45 presso la Sala dei Ritratti di Fermo, a cui prenderà parte anche la cantante Lighea, costituisce un primo passo per l'agire, per condividere a tutti i livelli un discorso plurale di reale contrapposizione ad episodi di violenza.

I giovani saranno portatori di una nuova cultura contro la violenza sulle donne tuttavia per produrre un concreto cambiamento culturale sarà fondamentale il supporto delle istituzioni a tutti i livelli.

 

La Presidente della Commissione provinciale Pari Opportunità

Meri Marziali