Il Comitato provinciale di Fermo “L'Italia sono anch'io” esprime soddisfazione per l'ottimo risultato ottenuto con la raccolta firme e ringrazia tutti coloro che hanno voluto sostenere i due progetti di legge sulla cittadinanza ai figli degli immigrati e sul diritto di voto agli stranieri regolari.

"Abbiamo lavorato avendo davanti agli occhi solo la luce di speranza che i tanti figli di immigrati, a tutti gli effetti culturalmente italiani, hanno riposto in noi perché venga loro riconosciuta la piena cittadinanza. Sono falsi i paventati scenari di sbarchi in massa di donne extracomunitarie che verrebbero a partorire in Italia, perché ciò che si propone è uno ‘ius soli temperato’ e cioè subordinato ad un periodo stabile e regolare di permanenza in Italia dei genitori."

L'art. 71 della Costituzione stabilisce che "Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta da parte di almeno 50mila elettori". Il tetto è stato ampiamente superato, perché sono state raccolte e consegnate a Montecitorio martedì scorso, più del doppio delle firme necessarie: 110mila. Nonostante l'ottimo risultato è forte però la preoccupazione che tutto rimanga nel cassetto, come è accaduto in passato con altri disegni di legge di iniziativa popolare.

Per questo motivo il consigliere provinciale Renzo Franchellucci ed Aurela Cili, a nome del comitato provinciale di Fermo “L'Italia sono anch'io”, hanno voluto parlarne con la Vice Presidente della Camera Rosy Bindi, intervenuta a Macerata in occasione della Festa della Donna, per chiederle quanto il timore di provocare una tensione tra i partiti potrebbe impedire che le due proposte di legge siano inserite nell'agenda dei lavori del governo Monti.

L’Onorevole Bindi ha condiviso la preoccupazione ma ha anche espresso ferma convinzione che i partiti che si opporranno, dovranno risponderne di fronte ad un Paese che possiede un alto senso di civiltà e che, dopo un periodo di comprensibile disorientamento, ha oggi maturato la consapevolezza che non è né giusto né opportuno che milioni di immigrati che vivono, lavorano, fanno famiglia, pagano le tasse onestamente in Italia e in tal modo concorrono all’economia nazionale, siano tenuti in una condizione di marginalità sociale, esclusi dal diritto fondamentale di partecipare compiutamente alla vita civile. Riconoscere i diritti significa anche rendere parte ai doveri di una nazione perché quanto più una persona si sente parte di una comunità, tanto più contribuirà positivamente alla comunità stessa.

 

UNA NOTA CONSEGNATA AI GIORNALISTI IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA STAMPA NAZIONALE TENUTASI A ROMA

 

(fonte: Comitato provinciale di Fermo “L'Italia sono anch'io”)