La Consigliera di Parità Effettiva per la Provincia di Fermo Barbara Ermini e la Consigliera di Parità Supplente Paola Casciati danno la propria adesione alla mobilitazione di carattere nazionale "188 donne per la legge 188" per chiedere un intervento legislativo urgente ed efficace contro le cosiddette dimissioni in bianco.

Secondo questa pratica illegale ma purtroppo assai diffusa, il dipendente firma una lettera di dimissioni senza data al momento dell'assunzione: in qualunque momento può essere obbligato dal datore di lavoro ad andarsene.
Per quanto nella realtà licenziato, il lavoratore figura come dimissionario e non può pertanto aver diritto, per esempio, ad indennità di disoccupazione o ad altri ammortizzatori sociali. Un ricatto al quale molti lavoratori devono sottostare pur di avere (anche se temporaneamente!) un lavoro.

Vittime di questo abuso sono soprattutto le donne-mamme: tra le cause principali per essere "dimissionati" vi è infatti proprio la nascita di un figlio, in aggiunta a motivazioni quali l'età, il sopraggiungere di una malattia e i rapporti col sindacato (Cfr. De Luca, quotidiano "La Repubblica" del 20 gennaio 2012).

La legge 188 del 2007 introduceva dei meccanismi procedurali che di fatto vanificavano la possibilità di apporre firme in bianco di pre-licenziamento al momento dell'assunzione. La legge ebbe però breve durata. Al mutare della legislatura, l'allora ministro Sacconi abrogò la norma nel 2008.

Giovedì 23 febbraio alle ore 16.30, così come avverrà in altre Prefetture d'Italia, una delegazione di donne consegnerà al Prefetto di Fermo Emilia Zarrilli presso l'Ufficio Territoriale di Governo una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato, al Ministro del Lavoro e a tutte le Parlamentari nella quale viene richiesto un intervento legislativo urgente ed efficace per combattere il fenomeno. Oltre alla Consigliera di Parità, tra le sostenitrici fermane dell'iniziativa ci sono esponenti delle principali organizzazioni sindacali e di alcuni partiti politici nonché membri dei Comitati "Senonoraquando".

Chiunque condivida l'iniziativa è invitato ad unirsi alla delegazione delle donne fermane.

Secondo la Ermini, l'adesione, oltre che un atto di civiltà, è un richiamo ad instaurare rapporti di lavoro improntati al rispetto dei lavoratori, un richiamo tanto più sentito in questo momento di riforma del mercato del lavoro. In aggiunta, con particolare riguardo alla condizione femminile, la Consigliera di Parità Effettiva puntualizza che, con il sostegno dell'iniziativa, si vuol promuovere ogni provvedimento il cui fine sia la tutela delle lavoratrici in maternità e la partecipazione e permanenza delle donne nel mondo del lavoro. "Occorre consentire alle donne di non essere più costrette a scegliere tra il lavoro e i figli: un recente rapporto del CNEL evidenzia che tra le donne in età compresa tra i 25 e i 45 anni, dopo la nascita di un bambino il tasso di occupazione passa bruscamente dal 63% al 50%, per crollare ulteriormente dopo la nascita del secondo. Nelle Marche, secondo i dati della Direzione Regionale del Lavoro, rielaborati dalla Cgil Marche, solo nel 2011, 620 lavoratrici si sono dimesse nel primo anno di vita del bambino.

Ciò richiama, da un lato, la necessità di strumenti di conciliazione tra vita di lavoro e vita di cura. Allo stesso tempo, non va dimenticato come sia doveroso anche un diverso approccio ideologico nei confronti della maternità, che ne rivaluti il valore sociale e che soprattutto permetta di superare il pregiudizio, prevalentemente aziendale, che associa alla maternità solo perdite economiche e di risorse in senso lato - da cui spesso il ricorso alle dimissioni in bianco - dimenticando tra l'altro che, ad esempio, per l'assunzione di lavoratori in sostituzione di quanti in congedo di maternità, di paternità e parentale è concesso uno sgravio contributivo del 50%."


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