COMUNICATO STAMPA: BERTOLASO, OREFICINI E LUSEK: ECCO COME SI LAVORA CON LA PROTEZIONE CIVILE

Pubblicato il 29/10/2018 13:34

Studenti dell'Itet “Carducci Galilei”, della sezione architettura del Liceo Artistico “Preziotti Licini” e dell'Istituto professionale di Santa Vittoria in Matenano, oltre a rappresentanti di istituzioni, forze dell'ordine e volontari, hanno gremito la sala di Palazzo Monti di Santa Vittoria in Matenano messa a disposizione dell'Amministrazione Comunale per l'incontro del progetto Generyaction, incentrato sul tema “Protezione civile, lavorare si può”.

Ad aprire l’incontro è stato il sindaco di santa Vittoria Fabrizio Vergari che, nel ringraziare la Provincia di Fermo per la scelta del luogo, ha rimarcato l'importanza della mostra “L'arte è salva” allestita all'interno dello stesso palazzo e dedicata ai beni culturali salvati dopo il sisma.

“In questo nostro progetto finanziato da Anci e Presidenza del Consiglio dei Ministri - ha spiegato la Presidente Moira Canigola - abbiamo voluto parlare a voi ragazzi di tantissimi argomenti, con l'intenzione di dare informazioni per far nascere quel senso del fare impresa e dell'utilizzo di strumenti propulsivi per un territorio estremamente ricco di bellezze naturali e non. Dovete prendere le redini di questo nuovo sviluppo di un'area importante, come quella interna, che costituisce un tassello essenziale nell’ambito della nostra Provincia. Stamattina vedremo la Protezione civile da un altro punto di vista ed è un'occasione utile per capire come per rendere più sicuro e meno fragile il territorio nel quale viviamo”.

In rappresentanza della Regione Marche è intervenuto il Consigliere Francesco Giacinti, che ha portato il saluto dell'Assessore Angelo Sciapichetti. “Un sistema, quello della Protezione civile, basato soprattutto sulla sussidiarietà e sulla solidarietà, valori che ben si prestano ad essere interpretati da un pubblico di giovani. Il nostro Paese è una palestra severa per questo sistema, sappiamo bene quello che è accaduto nell'agosto e nell'ottobre 2016 e, purtroppo, non mancano nell'intera penisola altri momenti simili. Ben venga, quindi, un progetto come Generyaction per mettere in relazione mondo giovanile, professioni studi e possibilità di mettere a frutto tutte queste competenze”.

L'intervento di Roberto Oreficini, ex capo della Protezione civile regionale e oggi vice presidente della Commissione Grandi Rischi, ha focalizzato l'attenzione sulla complessità del sistema, definito dallo stesso Oreficini policentrico. “Ognuna delle nostre attività può sottendere un percorso di studi, che possa consentire di lavorare nel modo della Protezione civile. Sono diversi i momenti in cui si articola la Protezione civile: la previsione; la prevenzione (in realtà distinta in due matrici: la prevenzione strutturale, uscita dalle competenze della Protezione civile e la prevenzione non strutturale), la situazione emergenziale, il post emergenza”.

Di fronte a situazioni di emergenza, ha rimarcato Oreficini, fanno parte del coordinamento anche una serie di soggetti che erogano servizi pubblici essenziali. “Lavorare in Protezione civile non significa lavorare solo per alcuni enti che si interessano del coordinamento, ma allargare il proprio orizzonte a diversi soggetti che direttamente o indirettamente si interessano di Protezione civile. E spesso anche da passioni volontaristiche nascono occasioni di lavoro”.

Del ruolo del disaster manager, figura sempre più importante in questo ambito (al punto che nella Regione Marche esiste un corso di laurea presso la Politecnica delle Marche), ha parlato Francesco Lusek. “Questa è una figura ancora non regolamentata, ma inizia a consolidarsi tramite associazioni di professionisti. Qui tutte le professionalità sono spendibili. A voi ragazzi dico anche che il Servizio Civile può essere occasione per farsi conoscere ed inserirsi nel mondo del lavoro. Anche io ho iniziato dal mondo del volontariato, ma quali sono i veri punti di forza? Solidarietà, sostegno alla propria comunità, esperienze umane significative, relazioni sociali, apprendimento e accrescimento del curriculum”.

Il disaster manager, ha sottolineato Lusek, è una figura che non coordina ma che affianca, facendo consulenza a chi deve decidere, vale a dire sindaci, presidenti di provincia e prefetti. “Esistono possibilità di impiego presso enti locali, organizzazioni del Terzo Settore, società pubbliche e private di servizi essenziali, a cui si aggiungono la libera professione e l'attività di consulenza. Questa figura favorisce il dialogo tra i vari organi di Protezione civile”.

Un ultimo passaggio sull'esperienza del terremoto, aspetti positivi e negativi necessari per riflettere sulla scelta di intraprendere questo percorso professionale. “Il confine tra vita professionale e personale è molto sottile”. Per fare questo mestiere serve un grande lavoro su se stesso. Ci sono attitudini caratteriali che uno ha naturalmente, altre sulle quali è necessario lavorare”.

Guido Bertolaso, ex Capo Dipartimento della Protezione civile nazionale, ha ribadito alcune caratteristiche essenziali per quella che considera “una delle strade più difficili”. “Un aspetto che manca spesso è la determinazione, la capacità di fare certe scelte e la consapevolezza che puoi anche pagare e duramente per le scelte che, in modo autonomo ed indipendente, in un certo momento sei chiamato ad assumere. La leadership, quindi, significa che una persona deve decidere”.

La previsione, secondo Bertolaso, resta una componente fondamentale. “Oggi in Italia viene ancora trascurata la prevenzione e i risultati li vediamo. Quando parliamo di emergenza, invece, possiamo affermare che in questo siamo diventati molto bravi. Ricordiamo che l'emergenza in Protezione Civile è come il pronto soccorso di un ospedale. Per questo ritengo che il mestiere di protezione civile dovrebbe essere il più tutelato e anche in qualche modo remunerato, ma questo purtroppo ancora non accade”.

Bertolaso ha ripercorso alcune delle situazioni più drammatiche vissute durante la sua gestione, come il terremoto di San Giuliano di Puglia con il crollo della scuola (“L'edificio più moderno di tutto il Comune e l'unico ad essere crollato”), il terremoto de L'Aquila (“Siamo subito intervenuti sulle scuole per evitare lo spopolamento dell'area: in 5 mesi abbiamo realizzato 32 nuove scuole e rimesso a posto 55 scuole lesionate”), oltre ad evidenziare rischi come quelli dei vulcani attivi in Italia, come Etna, Stromboli, Vesuvio ed altri altrettanto pericolosi come quello di Pantelleria, il Monte Pomeo ad Ischia e quelli sottomarini lungo la direttrice Napoli-Palermo.

A chiudere la mattinata è stato Bernardo Tanucci, storico e volontario del gruppo di Protezione Civile Legambiente Beni Culturali Marche, che ha evidenziato l'importanza del bene culturale come testimonianza e simbolo del nostro essere civiltà. Tanucci ha portato esempi di vari recuperi fatti in occasione del post terremoto del 2016, come il quadro di Lorenzo Lotto a Mogliano, oltre ad altre attività svolte a Camerino e Treia. “Un pronto recupero permette di limitare i danni ai beni e recuperare tutto significa quanto prima avere una stima dei danni. Noi siamo dei volontari operatori che lavorano in una squadra composta anche da un funzionario del Mibact, Vigili del Fuoco, Forze dell'Ordine, proprietari o enti gestori dei vari siti.

Tanucci, infine, ha coinvolto gli studenti in un gioco di ruolo con l'obiettivo di recuperare due candelabri del '700, una scultura dell'800 ed un dipinto di fine '800.