Invitato dal Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, dal Presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta e dal Sindaco di Torino e Presidente del Comitato Italia 150 Sergio Chiamparino, il Presidente della Provincia di Fermo Fabrizio Cesetti parteciperà alla solenne cerimonia di apertura delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, in programma venerdì 18 marzo alle ore 11 presso il Teatro Regio di Torino alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

In serata, a partire dalle ore 20, Cesetti assisterà alla rappresentazione dell’opera “I vespri siciliani” di Giuseppe Verdi, sempre presso il Teatro Regio.

“E’ con grande soddisfazione - ha dichiarato Cesetti  - che ho immediatamente comunicato alla Segreteria del Presidente Saitta la mia partecipazione agli eventi programmati in quella che, 150 anni fa, è stata la prima capitale dell’Italia unita. La presenza della Provincia di Fermo a queste celebrazioni spero sia motivo di orgoglio per le altre Istituzioni del territorio e per tutti i nostri concittadini, protagonisti di una lunga storia che, proprio a ridosso del 150°, ha conquistato il pieno riconoscimento attraverso l’istituzione del nuovo Ente”.

Nel pomeriggio di venerdì, inoltre, il Presidente Cesetti prenderà parte alla riunione dell’Ufficio di Presidenza dell’Unione Province d’Italia, convocata dal Presidente nazionale Giuseppe Castiglione per le ore 16 presso la Sala Giunta di Palazzo Cisterna della Provincia di Torino.

 

“E', questo 17 marzo, uno dei momenti simbolicamente più significativi della vita recente del nostro Paese e delle nostre comunità - ha voluto rimarcare il Presidente Cesetti -. Il 150° è un bel compleanno; la festa di un grande popolo, dalle radici antiche e gloriose - prima diviso ed oppresso - che si è fatto Stato unitario.

Questo Stato, tra momenti entusiasmanti e grandi tragedie, profondi cambiamenti istituzionali e la fatica di milioni di persone, di tante generazioni, ha legato due millenni, ha attraversato, finora, tre secoli tra i quali quel Novecento così sconvolgente nella storia del genere umano e dell’Europa, ma così determinante anche per noi; perché è soprattutto nella temperie del XX secolo che ha preso forma lo Stato italiano, che si è perso ed ha saputo ritrovarsi, ed è diventato quella Repubblica democratica che oggi ci consente - liberi ed uniti - di misurarci con le grandi sfide mondiali del XXI secolo.

E' la festa  di questa bandiera, del tricolore - diventato nel tempo vessillo di unità ed indipendenza- che oggi viene alzato in forma solenne, alla presenza di tanti cittadini e delle autorità civili e militari, per dare avvio ai festeggiamenti che si svolgeranno, oltre che nel capoluogo, in tutte le città della nostra Provincia, in tutta Italia ed in tante città del mondo, dove vivono comunità di italiani ai quali, in particolare, proprio per la loro lontananza dal Paese, va il nostro pensiero più caloroso.

Voglio ricordarlo ai giovani, soprattutto: non solo rispettare, ma emozionarsi ed amare questa bandiera, significa avere a cuore quei giovani che oltre due secoli fa hanno rischiato e perso la vita, e quegli altri giovani italiani che sulle montagne e nelle città, meno di settant’anni fa, hanno combattuto contro la dittatura, alzando lo sguardo verso il futuro, perché noi potessimo essere, oggi, uniti e liberi. Primo e secondo Risorgimento sono oggi fusi insieme a quella Carta costituzionale che noi abbiamo voluto ristampare e consegneremo ai giovani della nostra Provincia.

Quanti sacrifici, quanto dolore, quanto impegno materiale ed intellettuale, ma anche quanta gioia ed orgoglio sventolano su questo tricolore, sul quale è scritto idealmente: “Fratelli d’Italia” e sul quale i padri della Patria - forti dei valori universali in cui credevano - hanno sempre immaginato anche: “fratelli d’Europa e fratelli del mondo”, perché l’Italia unita e libera che oggi festeggiamo è un Paese forte ed aperto al mondo.

Mi rivolgo, ancora una volta, soprattutto ai ragazzi: amare veramente il proprio Paese, le proprie tradizioni, significa conoscerle, e conoscere significa essere aperti anche agli altri”.