La stampa locale di questi giorni ha riportato le proteste levate dall'Arcicaccia per l'opera attuata dalla Polizia Provinciale fermana nei confronti di diversi cacciatori durante i primi giorni di attività venatoria.

Motivo della levata di scudi alcuni verbali redatti a carico di chi non aveva rispettato le distanze previste dalle zone di riserve. Sequestrate poi nel corso di altre operazioni, ma qui si parla di veri e propri bracconieri, un centinaio di reti, forma vietata di uccellagione.

La prima reazione da parte dell’Assessore alla Caccia e Pesca della Provincia di Fermo, Adolfo Marinangeli, è di estrema sorpresa ed indignazione perché la contestazione giunge dopo avere ascoltato ed apprezzato una precisa richiesta di inflessibile fermezza da parte delle istituzioni e di tutte le Associazioni venatorie nei confronti di qualsiasi tipo di infrazione.

Sorpresa ancora maggiore perché proviene da una associazione solitamente molto attenta alla salvaguardia dell’ambiente, alla sicurezza dei cittadini e soprattutto al rispetto della legalità.

Si vuole infatti stigmatizzare l’inconsueta durezza di alcune affermazioni contenute nella nota a firma della segreteria regionale dell’Arcicaccia, durezza di toni che non appartiene certamente alla tradizione culturale di tale associazione sempre schierata a difesa della dignità e della tutela della professionalità dei lavoratori,

Forte è l’indignazione nel vedere descritti come ‘sceriffi da frontiera’ lavoratori che con alta professionalità vigilano sul rispetto delle regole, oltretutto in una fase, oggettivamente delicata, in cui si è attuata la piena autonomia del servizio.

Il rispetto per le istituzioni e per le persone che le rappresentano è la base del vivere civile e non può e non deve essere in nessun modo e da nessun soggetto o associazione calpestata. La legalità non è mercanteggiabile, mai, né tanto meno quando la richiesta proviene proprio dalla controparte.

Il Presidente della Provincia Cesetti e l’Assessore Marinangeli auspicano che nel futuro non vengano assunti atteggiamenti che danneggino il buon nome dei veri cacciatori e ritengono inaccettabile, nonché intollerabile, che venga offesa la dignità degli operatori della Polizia Provinciale e con essi l’Ente che rappresentano, soprattutto quando agiscono correttamente nell’applicazione della legge e nell’adempimento del loro dovere per la repressione degli abusi.

“Riteniamo - hanno concluso il Presidente e l’Assessore - che strategie volte al miglioramento, sempre possibile, del servizio vadano individuate all’interno dei tanti momenti di partecipazione attiva promossi dal nostro Ente nelle forme e nei modi dovuti e non attraverso note rivolte alla stampa che possono essere interpretate come semplici e scontate difese di interessi corporativi che non possono essere accettati”.