La Provincia di Fermo ha i numeri per essere in Italia il primo distretto produttivo per il settore calzaturiero.

I “numeri” del comparto produttivo del divertimento invece, sono da terza o quarta fila.

Per dare ai giovani altre opportunità lavorative, e non solo il fare scarpe, prevedete di incrementare gli interventi mirati oppure sperate che interventi a pioggia arrivino nei settori precisi?

E’ evidente che per la Provincia di Fermo il settore calzaturiero è stato fino ad oggi, e lo è tuttora, il settore trainante. Proprio nei giorni scorsi sono stato al Micam a Milano e, per fortuna, si registra una ripresa consistente delle attività, segno evidente che ci sono le condizioni per il superamento della crisi. Una crisi che noi registriamo attraverso indicatori che ci riguardano da vicino come, ad esempio, la cassa integrazione in deroga: sono state richieste nella Provincia di Fermo in tal senso 3.900 domande d’imprenditori che occupano sotto i quindici dipendenti.

 

Un numero elevatissimo, un dato che è il segno rilevante di una crisi, ma che contiene in se anche la volontà di farcela e di tenere aperta una finestra sul futuro. Amo sempre ricordare che l’imprenditore che chiede la cassa integrazione è un imprenditore che non chiude, ma vuole resistere. E’ evidente, però, che non dobbiamo pensare soltanto al settore calzaturiero, ma a nuove opportunità di sviluppo per il territorio e a nuove occasioni di occupazione, studiando un sistema coordinato e integrato per favorire, potenziare e moltiplicare le numerose opportunità offerte dalla nostra Provincia: una terra splendida e ricca sotto il profilo paesaggistico, ambientale, architettonico, culturale e storico, piena di teatri, di siti archeologici e di opere d’arte. Svilupperemo un sistema per coniugare e mettere in sinergia le varie realtà affinché il territorio della Marca Fermana possa costituire in se un’offerta complessiva strutturata verso il potenziamento e lo sviluppo di nuove forme occupazionali nel turismo, nell’enogastronomia, e in tutte le attività connesse alla valorizzazione dei nostri Beni Culturali e architettonici.

I nostri giovani vogliono sempre più luoghi, fisici e mentali, d’incontro, forse le fiere agro-alimentari o storico-folkloristiche non bastano più, ma per capire quali siano e di che spessore culturale debbano essere fatti servirebbe aprire uno “sportello delle idee”. La Provincia potrebbe essere il terminale di queste idee oppure il suo ruolo si limita alla sola presa d’atto senza nessun potere d’intervento?

Ho sempre ritenuto e ritengo che i giovani debbano essere coinvolti direttamente nei processi decisionali che li riguardano e, nelle linee guida del mio mandato, ho affermato che istituirò una consulta permanente per le politiche giovanili. Abbiamo previsto, di fatto, nello Statuto dell’ente, che è lo strumento normativo per eccellenza, la cosiddetta “Costituzione” della Provincia, il meccanismo delle consulte. La consulta è un’occasione per dar voce i giovani che potranno presentare nelle sedi istituzionali le loro idee e i loro pareri, indicare soluzioni, dare suggerimenti e l’istituzione sarà chiamata a tenerne conto. Compito della Provincia è, infatti, quello di mettere i giovani nella condizione di poter esprimere direttamente le loro proposte e insieme progettare quali possano essere le migliori iniziative. Per il momento dobbiamo adottare tutti i regolamenti che mettano in pratica il funzionamento delle consulte, dopodiché prenderemo in considerazione la possibilità di stabilire anche un ufficio specifico che definiremo “lo sportello delle idee”.

Avete mai pensato di aprire un “Assessorato al divertimento”, con lo scopo preciso di attirare il mercato turistico straniero sulla falsa riga dell’industria dell’intrattenimento della riviera romagnola?

Per quanto riguarda il Turismo, sono convinto che si debbano creare le condizioni dell’accoglienza in modo che i giovani possano trovare nella nostra terra tutte le opportunità che cercano, ivi compreso il divertimento. Ma il divertimento è solo un aspetto della loro permanenza nella nostra Regione, credo quindi che, elaborare soluzioni per far divertire i giovani debbano essere inserite all’interno di una situazione un po’ più ampia. Un “Assessorato al divertimento” mi sembra un concetto troppo limitato, andrebbe fatto rientrare in un’idea più sviluppata di Assessorato che sia risultato di fusione tra Turismo, Cultura e politiche giovanili.

Per formulare proposte, per dare risposte, per stabilire compiti, mansioni, finalità, sia per il mondo del divertimento ma anche per quello del Turismo e della Cultura, in genere, si vocifera di una prossima Conferenza Provinciale dei Servizi. E’ un’iniziativa concreta in fase di studio per una prossima realizzazione o è soltanto un auspicio che le manifestiamo in nome di molti degli addetti ai comparti produttivi sopra elencati?

Questa è un’iniziativa reale. Dopo la prima fase che è stata quella della costituzione dell’istituzione Provincia, dove siamo comunque sei mesi in anticipo rispetto ai tempi che erano previsti, dobbiamo passare alla fase dei grandi progetti. E a questo punto, ovviamente, la Conferenza Provinciale dei Servizi è un’iniziativa concreta che va studiata e realizzata per coinvolgere i giovani, ma non solo, anche tutti i soggetti privati e pubblici interessati sia in linea diretta sia indiretta al problema. La Conferenza Provinciale dei Servizi rappresenta un modo di operare nuovo e con metodo decisamente unico in Italia, compatibile con una Provincia nuova che vuole e deve essere giovane e innovativa.

Tra quanto tempo, quindi, prevedete si possa realizzare concretamente?

La consulta permanente dei giovani a breve, speriamo prima dell’estate, dobbiamo preparare i regolamenti, poi partire!

Chi sarà invitato e chiamato a partecipare alle Consulte?

Questo dobbiamo ancora stabilirlo nei regolamenti, troveremo un modo. Stiamo ragionando intorno ad un provvedimento che consenta davvero una partecipazione incisiva per coinvolgere le varie rappresentanze, il modo della scuola, le associazioni, i gruppi sociali etc.

Quale potrebbe essere la caratteristica seducente per attirare nella nostra Provincia il turismo giovanile, strutture più ricettive o programmi più intriganti?

Direi entrambi. Se si fanno programmi più interessanti, ma poi non si ha la ricettività è tutto inutile. E’ impensabile che un giovane in vacanza vada in albergo a spendere cifre esagerate. Per attirarli bisogna realizzare strutture a portata dei giovani e puntare sullo sviluppo di nuove forme di accoglienza.

A suo parere qual è il “testimonial” migliore per la Marca Fermana, una personalità conosciuta ma avulsa dal territorio, oppure una caratteristica specifica della storia di Fermo e dei paesi che lo circondano?

Il sorriso di una donna famosa oppure l’orgoglio di essere Marchigiani?

 

Serve l’orgoglio di essere marchigiani e soprattutto l’orgoglio di essere fermani. Quella del fermano è una realtà piena di storia, tradizioni, cultura.  Sono convinto che non serva il sorriso di una donna o di un uomo per promuovere il nostro territorio. Se è necessario, possiamo anche farlo ma è soprattutto fondamentale puntare sul dato oggettivo della bellezza della nostra terra e sull’operosità della nostra gente.

La nostra Regione dopo aver partorito geni indiscussi, è da molti anni carente di “figli famosi”. Secondo Lei, è una casualità storica oppure l’espansione smisurata dei famosi “bamboccioni”?

Questa è una generalizzazione che non ci riguarda; nella nostra Regione i giovani sono stimolati abbastanza e c’è una classe dirigente che comunque si distingue e che si è distinta, diamogli il tempo. La storia ha bisogno di tempo per rivalutare anche i propri figli. Tutti questi “bamboccioni” non li vedo. E’ una terra laboriosa, la nostra, con gente di grande determinazione e forza di volontà: i marchigiani sono questo. Tra i grandi uomini partoriti da questa Regione, va comunque ricordato Enrico Mattei fondatore e presidente dell’ENI, un uomo che ha rivoluzionato la politica energetica nazionale e internazionale fino a essere considerato “l’Italiano più importante dopo Giulio Cesare”.

Il “teatro” della politica, oltre ad essere una passione, e per alcuni solo un palco per esibirsi, potrebbe diventare una forma di “divertimento” per quei giovani che non ne hanno subito il fascino in epoche passate senza però le contrapposizioni violente che abbiamo registrato nei decenni scorsi?

Penso a conferenze politiche tenute da filosofi o comici, e non solo dai politici di professione.

Io penso che la politica non dovrebbe essere un mestiere. La politica, quella vera, è una disciplina con le sue regole, i suoi stili di vita e di comportamento, e non può essere confusa con la filosofia o con la comicità. Non può essere una forma di divertimento: è una forma di impegno che solo con una forte passione si può sostenere. All’interno di questo impegno, poi, ci può essere una forte ambizione.

Ambizione di che cosa?

Di poter essere protagonisti del proprio tempo.

Vuole sapere perché faccio tutto questo?

 

Me lo dica…

Perché io possa dire un giorno, di essere stato all’altezza del compito che mi sono assunto. Faccio questo perché voglio essere un protagonista della mia vita, in positivo. Voglio questo perché la vita mi ha dato tanto e desidero avere l’opportunità di restituire agli altri e di poter poi dire a me stesso “ne è valsa la pena”. L’impegno quotidiano, le notti insonni, uno stile di vita frenetico ed estenuante valgono la pena per “lasciare il segno” e poter dire “io ho contribuito” a costruire un Istituzione della Repubblica.

Molti giovani non sono interessati alla politica, o meglio, allo spettacolo che la politica, anche attraverso i media, fornisce. Si avverte una perdita di fiducia. Si potrebbe tornare a interessare questi giovani al vero senso?

Una politica che si presta a essere derisa non è una buona politica. Non è un gioco di parole, credo che la brutta politica debba essere repressa. La politica, per tornare ad attirare i giovani, deve creare le condizioni per autoriformarsi e per autoricambiarsi. I giovani, per contro, non devono essere passivi rispetto a essa. Ci deve essere l’impegno di ogni cittadino a una partecipazione attiva quando si vota, quando si controlla, quando si critica tenendo sempre presente che c’è in palio l’interesse di tutti, non soltanto di un singolo individuo; attraverso la politica si gestisce la cosa pubblica per il bene comune.

Al di là di filosofi o comici, prevede un ritorno della politica che parte dal basso?

Sì, sicuramente, con momenti d’incontro e di confronto. Come Provincia di Fermo, non a caso, e sono solo otto mesi che sono stato proclamato Presidente, lo stiamo già facendo. Abbiamo fatto una campagna di ascolto nel mese di Settembre, dove si sono tenute assemblee pubbliche su tutto il territorio coinvolgendo tutti i sindaci dei Comuni e tutti i cittadini della Provincia. Incontri che abbiamo ripetuto, in sei appuntamenti, anche nel mese di Febbraio. Ogni tanto incontriamo anche i giovani delle scuole: ragazzi delle medie, e bambini delle elementari, per spiegare e far capire qual è il meccanismo delle istituzioni. L’ultimo incontro che abbiamo fatto era quello di una scuola di Monterubbiano, dove i ragazzi mi hanno letteralmente subissato di domande.

La vedono come una “star”?

Non credo. Non vorrei essere una star, mi piacerebbe essere considerato l’uomo, e il Presidente, della buona politica e della buona pratica amministrativa.

Fra cinque anni, quando il suo mandato scadrà, quale sarà il suo massimo vanto per la sua scommessa vinta come primo Presidente, e promotore della Provincia di Fermo?

Io spero che il massimo vanto possa essere quello di aver creato, insieme con altri, un’Istituzione, dopo averla proposta ed esserne stato il primo Presidente. Far si che questa Provincia sia amata in tutto il territorio, funzionale, ben organizzata, che possa dare in questi anni una risposta concreta ai problemi del luogo, che sappia coglierne le opportunità e contribuisca insieme con altri soggetti, istituzioni e non, a far diventare questa terra ancora più forte e competitiva. Per consegnarla “migliore” alle generazioni che verranno.

….e aver lavorato talmente bene da essere rieletto?

Per il momento non ci penso. Oggi questo non è nel mio obiettivo, anzi, nel frattempo spero di creare le condizioni affinché ci sia un ricambio della classe dirigente. Perché un domani, verrà il tempo in cui noi avremo fatto la nostra parte, qualcuno possa occupare il nostro posto. Mi piacerebbe invece avere il tempo per coltivare le tante passioni della mia vita.

Ce ne racconti una…

Ne ho veramente tante, mi piacerebbe scrivere, mi piacerebbe continuare a studiare, mi piace molto fare l’avvocato, professione che ora, purtroppo, non riesco a esercitare a tempo pieno, e poi mi piacerebbe leggere di più. Adoro tanto fare politica, ma, tra i miei obiettivi, per ora, non c’è quello della rielezione, c’è quello di FARE BENE. Ovviamente, se uno fa bene, la rielezione, se ci saranno le condizioni, diventa un fatto automatico. Ma non agisco in funzione di ciò, non l’ho mai fatto nella mia vita.

 

Come vive Lei la sua sera, impegnato com’è fra riunioni politiche e disbrigo dell’ordinaria amministrazione, è all’insegna della produzione ulteriore di responsabilità, oppure è impostata sullo “staccare la spina” per fare cose che gratificano l’uomo?

Il ruolo di Presidente della Provincia in questa fase così complicata, ma anche così entusiasmante mi prende completamente, dalla mattina alle 6.30 quando suona la sveglia fino la sera almeno alla mezzanotte. E’ una grande fatica, però, è anche una grande soddisfazione. Un impegno che non sento perché sono gratificato da quello che faccio. Molto spesso la sera sono occupato con cene e conferenze e, se capita una sera di liberarmi prima, mi piace andare a correre e mentre corro penso ai progetti che voglio realizzare. Quando ho un po’ di tempo, mi piace fare sport, perché mi distende, mi scarica e mi rilassa.

Ma al cinema ci va?

Poco. Qualche volta vedo dei film a casa … mi piace leggere … ho terminato recentemente Le perfezioni provvisorie di Gianrico Carofiglio.

Cavour un giorno scrisse: “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani.”

Ora che abbiamo fatto la Provincia di  Fermo, cosa e come dobbiamo fare per arrivare ad avere i cittadini della Marca Fermana, chiusi fra Ascoli e Macerata siamo un po’ confusi.

Io la penso esattamente al contrario di Cavour: noi prima abbiamo fatto i fermani, poi la Provincia. Prima si è sviluppata l’identità di questa terra, della sua gente, il senso di appartenenza e l’orgoglio di essere fermani poi è nata la Provincia. Voluta dai sindaci e dagli opinion leader, all’inizio, oltre a Fermo, c’è stato un po’ di scetticismo, ma con il passare del tempo i cittadini fermani si stanno affezionando a questa Istituzione, spero che sia anche il frutto del mio impegno e di quello dei miei collaboratori.

La provincia è stata voluta dal territorio. Non ce lo dimentichiamo mai. Abbiamo creato e stiamo consolidando un’Istituzione della Repubblica e dobbiamo essere orgogliosi di questo.

di Laura Gioventù
Pubblicazione autorizzata con nota del 30 marzo 2010 prot. 7990 del 29/03/2010